ALBA DAL MONTE ARGENTELLA
28 Agosto 2008 - In tenda sui monti Sibillini, vicino al Casale dell'Argentella
Mancano due ore al tramonto e finalmente giungiamo a Forca Viola. Sono le 18:00. Il sole si è liberato per qualche minuto dalle nubi e può riscaldarci un pò. Nell'attesa che arrivi Gabriele che è rimasto "qualche minuto" indietro, con Gianluca ci stendiamo sull'erba per godere il tepore e riposarci un tantino. Siamo partiti in mattinata da Forca di Presta, transitati per il rifugio Zilioli e poi per i laghi di Pilato, con un discreto carico sulle spalle.
Due ragazzi sono accampati in una tenda rossa poco più avanti. Dà una certa sensazione di sollievo e libertà pensare che tra poco ci fermeremo anche noi. Abbiamo poco tempo perchè dovremmo accamparci nei pressi del monte Argentella (un'oretta e mezzo da qui con passo lento), è tardi e sopra la cima si sono fermate nubi scurissime. Di tanto in tanto si sente qualche tuono, fortunatamente non proprio vicino.
Però siamo fortunati: lungo il sentiero incontriamo una fonte che non ricordavo essere lì (la fonte delle Fate), e poco distante una capanna utilizzata dai pastori, credo: il Casale dell'Argentella. Pensiamo bene di piantare la tenda nei pressi, così in caso di temporale sapremo dove rifugiarci.
29 Agosto 2008 - ore 7:30
Sono appena tornato alla tenda dall'Argentella. Per scendere sono bastati dieci minuti. La salita invece non è stata semplice. Sono uscito dalla tenda alle 4.40, dopo una notte agitata. C'era umidità ovunque, fortunatamente i sacchi di nylon avevano fatto il loro lavoro. Cominciava ad alzarsi il vento e faceva freddo. La fatica del giorno precedente si sentiva ancora e non avevo una gran voglia di avviarmi. Gabriele e Gianluca sarebbero rimasti in tenda: dovevo andare solo. Era completamente buio, ancora.
Splendido in cielo, basso sull'orizzonte a Est, splendeva Orione. Il cielo era meraviglioso come la sera precedente. Con la torcia sulla fronte mi sono incamminato lungo il fianco buio della montagna, verso l'Argentella, lasciandomi Orione alle spalle. Non è stato semplice seguire il sentiero che non è ben tracciato ma fortunatamente ben segnalato. I segni bianchi e rossi tuttavia non sono semplicissimi da individuare con la pila. Alla mia sinistra, il pendio scendeva ripido. Avevo paure di scivolare. Ogni segno che vedevo, riprendevo coraggio. Poi devo essermi perso: credevo di essere altrove. Ero in una valletta piena d'erba. Ho iniziato a salire alla rinfusa, verso il crinale scuro della montagna: una volta in cima, avrei ritrovato l'orientamento (veramente complicato di notte). Davanti a me avevo di nuovo Orione: avevo girato di 180 gradi ma non me ne ero reso conto. Arrivato sulla cresta, ho scoperto di essere vicino alla vetta dell'Argentella. Sono salito molto veloce, si iniziava a vedere anche senza torcia. Il vento forte mi ha fatto compagnia, una sensazione unica, un panorama mozzafiato a 360 gradi.
Mancano due ore al tramonto e finalmente giungiamo a Forca Viola. Sono le 18:00. Il sole si è liberato per qualche minuto dalle nubi e può riscaldarci un pò. Nell'attesa che arrivi Gabriele che è rimasto "qualche minuto" indietro, con Gianluca ci stendiamo sull'erba per godere il tepore e riposarci un tantino. Siamo partiti in mattinata da Forca di Presta, transitati per il rifugio Zilioli e poi per i laghi di Pilato, con un discreto carico sulle spalle.
Due ragazzi sono accampati in una tenda rossa poco più avanti. Dà una certa sensazione di sollievo e libertà pensare che tra poco ci fermeremo anche noi. Abbiamo poco tempo perchè dovremmo accamparci nei pressi del monte Argentella (un'oretta e mezzo da qui con passo lento), è tardi e sopra la cima si sono fermate nubi scurissime. Di tanto in tanto si sente qualche tuono, fortunatamente non proprio vicino.
Gianluca a sinistra, io al centro e Gabriele a destra, ci riposiamo qualche minuto a Forca Viola, prima di riprendere il cammino verso l'Argentella
Arrivato anche Gabriele, scambiamo due parole con i ragazzi della tenda rossa, poi ci incamminiamo lungo il sentiero che porta all'Argentella (preferito causa stanchezza alla via diretta per le creste). Ben presto veniamo avvolti dalla nebbia. La nostra destinazione è quasi impraticabile, considerato che dobbiamo anche montare la tenda. Volgendo lo sguardo verso la cima, si vedono solo nubi, e così di fronte a noi. Il rumore dei tuoni di certo non aiuta...Però siamo fortunati: lungo il sentiero incontriamo una fonte che non ricordavo essere lì (la fonte delle Fate), e poco distante una capanna utilizzata dai pastori, credo: il Casale dell'Argentella. Pensiamo bene di piantare la tenda nei pressi, così in caso di temporale sapremo dove rifugiarci.
Le operazioni di stesura della tenda sono rese un po' più complicate dal vento, che di lì a poco cesserà di spirare fino al mattino successivo... (nota: non abbiamo ancora capito bene se il bivacco alpino, vale a dire tenda piantata all'imbrunire e smontata all'alba, sia ammesso nel parco dei Sibillini. Di certo, è vietato nella Valle del Lago, zona delimitata dalle creste orientali e occidentali, dal rifugio Zilioli a Sud e dalle "svolte" a Nord. Al di fuori, rimane un mistero. Se volete andare, provate ad informarvi, e nel dubbio usate il buon senso: nessun fastidio, nessun rifiuto, nessun fuoco ecc...)
Poco dopo aver piazzato la tenda, le nubi iniziano a diradarsi e scoprono un sole debole e il Pian Grande, che fa da cornice al paese di Castelluccio. Il tramonto che possiamo ammirare dal nostro accampamento non è dei migliori: la nebbia che ci circonda ne smorza l'intensità e il fascino: speriamo che domani mattina con l'alba vada meglio...
Il tempo di mangiare qualcosa in tenda e sopra di noi il cielo è completamente pulito. E' buio quando usciamo all'aperto, e lo spettacolo offerto dalle stelle è di quelli che non si dimenticano più: mai vista una cosa del genere, la via lattea e le costellazioni sono luminosissime, le stelle svelano i loro colori! Ci dedichiamo per un paio d'ore a qualche scatto, circondati da un'aria piuttosto frizzante... La nostra tenda sotto le stelle
La Via Lattea fa da cornice alle creste Ovest dei Sibillini che si stagliano sopra al buio Pian Grande...
Prima di andare a dormire, ci preoccupiamo di sigillare zaini e scarponcini con sacchi di nylon per prevenire la condensa, poi ci chiudiamo di nuovo in tenda. All'indomani, vorremmo vedere l'alba dal monte Argentella. Ho rimesso la sveglia alle 4:30. 29 Agosto 2008 - ore 7:30
Sono appena tornato alla tenda dall'Argentella. Per scendere sono bastati dieci minuti. La salita invece non è stata semplice. Sono uscito dalla tenda alle 4.40, dopo una notte agitata. C'era umidità ovunque, fortunatamente i sacchi di nylon avevano fatto il loro lavoro. Cominciava ad alzarsi il vento e faceva freddo. La fatica del giorno precedente si sentiva ancora e non avevo una gran voglia di avviarmi. Gabriele e Gianluca sarebbero rimasti in tenda: dovevo andare solo. Era completamente buio, ancora.
Splendido in cielo, basso sull'orizzonte a Est, splendeva Orione. Il cielo era meraviglioso come la sera precedente. Con la torcia sulla fronte mi sono incamminato lungo il fianco buio della montagna, verso l'Argentella, lasciandomi Orione alle spalle. Non è stato semplice seguire il sentiero che non è ben tracciato ma fortunatamente ben segnalato. I segni bianchi e rossi tuttavia non sono semplicissimi da individuare con la pila. Alla mia sinistra, il pendio scendeva ripido. Avevo paure di scivolare. Ogni segno che vedevo, riprendevo coraggio. Poi devo essermi perso: credevo di essere altrove. Ero in una valletta piena d'erba. Ho iniziato a salire alla rinfusa, verso il crinale scuro della montagna: una volta in cima, avrei ritrovato l'orientamento (veramente complicato di notte). Davanti a me avevo di nuovo Orione: avevo girato di 180 gradi ma non me ne ero reso conto. Arrivato sulla cresta, ho scoperto di essere vicino alla vetta dell'Argentella. Sono salito molto veloce, si iniziava a vedere anche senza torcia. Il vento forte mi ha fatto compagnia, una sensazione unica, un panorama mozzafiato a 360 gradi.
Lo spicchio di luna illuminato dal sole ancora sotto l'orizzonte guarda le colline marchigiane, coperte in parte da una fastidiosa foschia.
Un dettaglio delle creste orientali dei Sibillini. Sullo sfondo, i monti della laga.
Il panorama dall'Argentella è a mio avviso il migliore di tutti i Sibillini: guardando a Sud, le creste del Redentore e il Pian Grande ancora coperto dalla nebbia mattutina. Non inquadrato, sulla sinistra, il monte Vettore. In primo piano il tratto di cresta che ho seguito per salire in vetta.
Una lingua di vapore avvolge le creste del Redentore, poco prima del sorgere del sole
Il sole si è fatto attendere, ma poi è riuscito a salire sopra alla foschia che lo ha coperto a lungo. Lingue di nebbia avvolgono le principali cime attorno a me. Quando il sole sorge dalla foschia, lo spettacolo è unico. Il primo piano sul sasso mi ricorda l'altitudine dell'Argentella: 2200 metri s.l.m.
I primi raggi di sole illuminano l'omino di pietre posto in cima all'Argentella.
Palazzo Borgese, guardando verso nord dall'Argentella, nella calda luce dell'alba.
Sono rimasto un'ora e mezzo circa, poi sono ridisceso in linea retta verso la tenda, ignorando il sentiero. Dalla tenda, è stato semplice ritrarre il paese di Castelluccio ancora parzialmente avvolto dalla nebbia
Siamo tornati allo Zilioli seguendo le creste occidentali, passando per la cima del Redentore Parte delle creste occidentali dei Sibillini, lungo il ritorno
I laghetti di Pilato, visti dalle creste. Sulla destra, il monte Vettore. Uno dei rimpianti dell'escursione è non essere riusciti a fotografare in modo decente i laghetti, visto che quando siamo passati nei pressi dell'acqua, il giorno precedente, ha iniziato a piovere e non ci siamo fermati a far foto. Fortunatamente lo spettacolo del cielo notturno e dell'alba sull'Argentella hanno ripagato appieno lo sforzo...
Il mio (pesante) zaino: un Expedition 8 della Tamrac, veramente un bel prodotto. Sono visibili il sacco a pelo S5 Ultralight della Quechua, la tenda T3 Ultralight Pro di Gabriele, due borracce da un litro e il cavalletto Manfrotto 190CL "short" con la testa a sfera 486 RC2.
Un saluto a Gabriele (n.d.r. impresa eroica: nessuno avrebbe mai creduto che ce l'avrebbe fatta ;-) e Gianluca: grazie per la vostra compagnia!